Quando uno studente ti sceglie… per ben tre volte

Ci sono storie che mi restano nel cuore più di altre, e oggi voglio raccontarne una.

Quasi due anni fa ho iniziato a lavorare con uno studente individuale. Un dirigente d’azienda, con un livello B2 di inglese, molto motivato ma allo stesso tempo un po’ scoraggiato. Non tanto dal suo inglese, quanto dall’esperienza precedente: mi ha raccontato di aver seguito alcune lezioni su una piattaforma di lezioni online con insegnanti madrelingua, ma di non essersi sentito davvero seguito né valorizzato.

Quando ha deciso di iniziare il percorso con me (dopo mesi di attesa a causa della mia poca disponibilità), l’ha fatto con un misto di entusiasmo e prudenza. Abbiamo cominciato con un pacchetto da 40 ore e una chiara idea di come strutturare il corso per i suoi obiettivi professionali. Le lezioni si sono concentrate sul ripasso della grammatica per eradicare gli errori, sull’ampliamento del vocabolario e sulle situazioni aziendali più comuni per la sua figura professionale.

Abbiamo concordato di tenere le lezioni on-line, in modo da aumentare la flessibilità di orario e dargli la possibilità di seguirle comodamente sia da casa sia dall’ufficio in centro a Milano.

Quello che mi ha colpito è stata la sua perseveranza. Nonostante gli impegni lavorativi e familiari (due bambini piccoli!), sin dall’inizio è stato estremamente regolare nelle lezioni e ha svolto sempre tutti i compiti, lavorando con serietà, costanza e anche una buona dose di autoironia, che rende ogni lezione con lui un piacere.

Alla fine delle prime 40 ore… mi ha chiesto di rinnovare. E alla fine del secondo pacchetto, senza nemmeno una settimana di pausa, ha scelto di continuare, per un totale di 120 ore insieme!

La maggior parte dei miei studenti al termine del corso vuole andare avanti, ma non mi aspettavo due rinnovi di fila: è stato un grandissimo segno di fiducia e apprezzamento e, lo ammetto, mi sono commossa. Perché quando uno studente decide di continuare, non sta solo investendo nel proprio inglese, ma sta dicendo a te, insegnante: “mi trovo bene, mi sento seguito, sto crescendo”.

Per me, è la ricompensa più grande.

A volte si pensa che gli adulti siano più difficili da motivare. In realtà, quando hanno un obiettivo chiaro e qualcuno che li accompagna con empatia e competenza, diventano degli studenti straordinari.

A te che mi leggi: se anche tu hai avuto esperienze poco soddisfacenti con l’inglese, non scoraggiarti. Ogni percorso è diverso, e con il giusto supporto, può davvero diventare una bella storia da raccontare.

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Un bravo insegnante prepara sempre le sue lezioni

Confesso di invidare un po’ quegli insegnanti di inglese (e ce ne sono davvero tanti) che arrivano in aula, prendono il libro (sempre lo stesso) o un paper (sempre lo stesso) del First Certificate e tengono una lezione “universale”, che sarà sempre la stessa per tutti gli studenti dello stesso livello. Altri invece seguono pedissequamente il libro di testo, senza integrarlo in alcun modo o prevedere altre attività che possano risultare coinvolgenti e dare agli studenti un’ulteriore possibilità di espressione in lingua. Tutti si risparmiano così il “lavoraccio” di preparare le lezioni, a cui io dedico invece moltissimo tempo.

Quelle che vedete nell’immagine sono le note che compilo ogni giorno nell’utilissimo strumento Commmon Curriculum: per ogni singola lezione mi occupo di decidere prima gli argomenti da trattare e di selezionare una serie di risorse ad hoc. Il piano didattico infatti non è prestabilito, ma si evolve durante singolo incontro in base alla reazione dello studente, ai suoi interessi e bisogni concreti e soprattutto alle sue difficoltà.

Posso assicurare che questo lavoro richiede tempo e fatica. Prima di tutto, comporta una riflessione continua su come strutturare il materiale, scegliere gli argomenti più adatti e presentare il contenuto in modo chiaro e coinvolgente. Per un singolo argomento mi capita di cercare e consultare anche cinque/sei manuali, alla ricerca di qualcosa che possa davvero piacere allo studente e risulti adeguato al suo livello. Nel corso della stessa lezione posso arrivare a proporre materiale preso da tre libri diversi!

Inoltre, devo prevedere il giusto equilibrio tra diversi aspetti linguistici: grammatica, vocabolario, pronuncia, ascolto, lettura, scrittura e conversazione. Ognuno richiede un tipo di approccio diverso e un set di attività specifiche, vale a dire risorse audio e video, approfondimenti grammaticali, esercizi mirati e attività da svolgere in coppie e in gruppo, tutte provenienti da fonti eteogenee e da usare in un’attenta combinazione da decidere in anticipo. Lo scopo è quello di rendere le lezioni sempre variegate e interattive, evitando quella monotonia che rischia di ridurrre la motivazione.

Infine, le lezioni devono essere preparate con un certo grado di flessibilità. Non solo alcune attività vanno adattate singolarmente per risultare efficaci, ma devo sempre essere pronta a modificare il piano originale in base alle reazioni dello studente. Inoltre, la pianificazione consente di dosare correttamente il tempo dedicato a ciascun argomento, evitando sovraccarichi o carenze.

Ne vale la pena? Molti insegnanti direbbero sicuramente di no. Io invece credo di essere pagata non solo per il lavoro svolto in classe, ma anche per il tempo che dedico a prepararlo. Mi rincuorano a tal proposito i livelli di soddisfazione dei miei studenti, che notano subito profonde differenze tra il mio modo di insegnante e quello degli altri docenti che hanno avuto in precedenza.

Ricorda: un insegnante di lingue che lavora bene, è un insegnante che prepara bene le sue lezioni!