i rinnovi per un insegnante di inglese troppo richiesta

Il “problema” dei rinnovi per un’insegnante di inglese (troppo) richiesta

Oggi è un giorno speciale: sono finalmente riuscita a inserire una nuova studentessa nel mio calendario delle lezioni. Mi aveva contattato sei mesi fa, piena di entusiasmo e voglia di migliorare il suo inglese, ma purtroppo all’epoca io non avevo spazio disponibile di sera. È stata disposta ad aspettare pazientemente e oggi, grazie a una combinazione fortuita di orari e impegni, siamo riuscite a partire. Questa piccola vittoria, però, mi ha fatto riflettere su una questione che paradossalmente rappresenta il mio principale problema come insegnante di lingue privata: i rinnovi.

Potrebbe sembrare strano definire i rinnovi un problema per un insegnante di lingue, e in effetti è un problema “bello”. L’80% dei miei studenti decide di rinnovare il corso una volta concluso il primo pacchetto di lezioni, che in genere dura circa 40 ore. In altre parole, 8 studenti su 10 continuano con me per mesi, a volte anni. C’è chi, dopo avere aspettato otto mesi prima di riuscire a iniziare il corso, non vuole perdere più il posto faticosamente conquistato ed è ora al terzo rinnovo. E anche chi è partito da un livello base e ora, dopo un percorso di alcuni anni, è pronto a sostenere il First Certificate.

È un dato di cui vado fiera, perché significa che gli studenti si trovano bene, apprezzano il mio metodo di insegnamento e, soprattutto, vedono i risultati. È il riconoscimento più bello per chi fa questo lavoro.

Ma questa fedeltà ha un rovescio della medaglia: mi impedisce di accogliere tutti i nuovi studenti che mi contattano. Ricevo richieste ogni mese, ma i posti liberi sono pochissimi. Dire di no è sempre difficile, perché dietro ogni messaggio c’è una persona motivata, con voglia di imparare, obiettivi ed esigenze. Mi pesa non poter dare una risposta positiva, ma non posso moltiplicare le ore in una giornata. E oltre al tempo in cui tengo fisicamente le lezioni, devo considerare quello che mi serve per prepararle!

Solo quindici anni fa, lavoravo dodici ore al giorno e insegnavo letteralmente dalla mattina presto alla sera tardi. Sono stati anni estremamente formativi: quel ritmo mi ha permesso di acquisire tantissima esperienza e di affinare il mio metodo. Oggi, però, non mi è più possibile sostenere un carico simile.

La sera, in particolare, ho sempre poco margine: è l’orario più richiesto e i posti si esauriscono velocemente. La mattina e il primo pomeriggio ci sono invece maggiori possibilità, e chi può sfruttare questi orari riesce ad entrare più facilmente.

Per questo, oggi, accogliere una nuova studentessa è stato quasi un piccolo evento da festeggiare. È come se si fosse aperto uno spiraglio, un nuovo inizio, un altro pezzettino di strada da percorrere con qualcuno.

Chissà, magari un giorno riuscirò a trovare un modo per accontentare tutti. Per ora, però, mi godo la soddisfazione di vedere tanti studenti restare con me e credere nel percorso che stiamo facendo insieme.

bla-bla-1024x768

La conversazione generale non serve per imparare una lingua

Molti studenti mi raccontano di esperienze passate con altri insegnanti (soprattutto madrelingua) che durante le lezioni di lingua facevano solo “conversazione generale”, tutto il tempo. E al termine della lezione, lo studente aveva l’impressione di non avere imparato nulla.

Ecco, pochi giorni fa ho scritto un articolo in cui raccontavo di come invidiassi gli insegnanti che tengono le lezioni senza prepararle prima, usando sempre lo stesso materiale. Io non ci riesco proprio. Come non posso pensare di fare bene il mio lavoro limitandomi a chiacchierare amabilmente in inglese con i miei studenti, per quanto sarebbe molto semplice da fare e mi risparmierebbe tempo e impegno.

Ma fare solo conversazione generale nello studio delle lingue non serve, per una serie di motivi.

Mancanza di struttura

La conversazione generale non segue un percorso strutturato, mentre l’acquisizione di una lingua richiede l’apprendimento di regole grammaticali e costruzioni sintattiche con un livello di difficoltà crescente, che non emergono certo in tale ordine durante una “chiacchierata”. L’insegnante deve avere un metodo didattico chiaro ed efficace.

Vocabolario carente

Durante una conversazione generica, lo studente tenderà a usare sempre le stesse frasi o parole di base, senza espandere realmente il vocabolario. Questo limita la capacità di affrontare argomenti più complessi o tecnici.

Focus insufficiente su grammatica e pronuncia

Parlare fluentemente richiede una solida comprensione delle regole grammaticali e una buona pronuncia. La lezione basata sulla conversazione informale non permette un’analisi approfondita degli errori, né una correzione dettagliata.

Poca padronanza delle competenze passive

La lingua include abilità passive, come leggere e ascoltare, e attive, come parlare e scrivere. Concentrarsi solo sulla conversazione trascura l’importanza di comprendere audio complessi, quando invece la listening richiede continua pratica per un reale miglioramento.

Falsa sicurezza

Fare conversazione può far sentire lo studente più sicuro di sé, ma senza prepararlo ad affrontare situazioni reali dove il semplice fatto di parlare non basta, ma serve correttezza grammaticale, sintattica e lessicale.

Ma allora la conversazione non serve?

La conversazione è una parte fondamentale dell’apprendimento di una lingua, ma solo se è GUIDATA. Prima si affrontano le nuove strutture grammaticali e/o il vocabolario e dopo l’insegnante guida lo studente in una serie di attività di conversazione specifiche e mai improvvisate, che lo obbligheranno a usare quanto appreso.

In ogni interazione, inoltre, l’insegnante corregge gli errori commessi dallo studente, anche se questo significa interrompere il flusso della conversazione, in modo da fargli notare di averli commessi e consentirgli di evitarli in futuro.

Un esempio: per esaminare la struttura dei comparativi a livello elementare, prima propongo una breve attività di ascolto in cui una persona descrive una città, con tanto di vocabolario specifico, poi spiego la regola (aggiunta di “more” o “er” + than) e quindi chiedo allo studente di confrontare due città che conosce. In questo modo sarà obbligato a usare la struttura grammaticale appena presentata, nonchè il nuovo vocabolario relativo a negozi, monumenti, caratteristiche geografiche etc.

Per i livelli più alti, è possibile prevedere attività di conversazione non legate alle regole grammaticali, ma sempre vertenti su un tema specifico e con attività di listening e ampliamento del vocabolario a corollario.

In sintesi, la conversazione è importante, ma deve essere integrata in un piano di studio più ampio per ottenere risultati concreti. Altrimenti, è solo un mezzo per tenere le lezioni senza troppo sforzo.

Questa è la mia opinione di docente… ma i miei studenti sono assolutamente d’accordo!