
Una cosa che ricordo sempre agli aspiranti interpreti a cui faccio lezione, è che un bravo interprete di simultanea segue sempre l’attualità. E parlo per esperienza diretta!
Un paio di settimane fa mi ha chiamato una multinazionale, chiedendomi di tradurre simultaneamente il discorso del direttore generale durante una conferenza interna. Avevo già svolto degli incarichi di interpretariato per loro, ma quando si parla di un gruppo con un fatturato superiore a tre miliardi e mezzo di dollari e tremila dipendenti, l’ansia pre-evento resta alta.
Ed è ulteriormente aumentata quando mi hanno detto che non sapevano di cosa avrebbe parlato! Nessuna presentazione, nessuna scaletta, nessun testo, nemmeno una vaga anticipazione dell’argomento. Era uno di quei casi in cui bisogna lavorare “alla cieca”, facendo affidamento su una preparazione quanto più ampia e trasversale.
Quando sono arrivata in sala e il direttore ha iniziato a parlare, ho scoperto il tema: la politica economica di Trump e l’impatto dei dazi sul loro settore. Quindi non un discorso di routine, ma un intervento denso, pieno di riferimenti a decisioni politiche, equilibri globali, normative commerciali.
In quei momenti non hai tempo di farti prendere dal panico: devi partire, subito. E ho iniziato. E sono andata avanti, frase dopo frase, concetto dopo concetto. Perché nonostante tutto, avevo le basi. Non sapevo che avrebbe parlato di quello, è vero. Ma non partivo da zero. Da tempo ho capito che questo mestiere non si fa solo studiando la lingua, si fa studiando il mondo. È per questo che ogni giorno mi ritaglio del tempo per leggere, aggiornarmi e seguire l’attualità. Sono abbonata al Corriere della Sera da anni e non salto mai la rassegna stampa e gli approfondimenti: politica, economia, esteri, cronaca. Leggere richiede molto tempo e soprattutto una grande attenzione, ma non ne posso fare a meno. Non sempre so a cosa mi serviranno quelle informazioni, ma so che prima o poi torneranno utili.
Grazie a quell’allenamento quotidiano, avevo già chiari i punti principali: i dazi imposti da Trump, i settori coinvolti, le reazioni dei partner commerciali, le tensioni con la Cina, le possibili conseguenze per l’Europa, le politiche interne. Non avevo bisogno delle slide o del discorso scritto per comprendere il contesto e tradurlo in modo chiaro e fedele.
Alla fine della conferenza, il direttore di stabilimento mi ha ringraziata per il lavoro. Ho sorriso, consapevole che dietro a quella performance non c’era solo la mia competenza linguistica, ma anche tutta la mia preparazione silenziosa: quella fatta di letture, aggiornamenti, curiosità.
Fare l’interprete, per me, significa proprio questo: non solo tradurre parole, ma essere sempre pronta ad accogliere qualunque contenuto. E a sapere cosa succede intorno a noi.